Riconoscere la Palestina

Un voto inutile dei parlamenti europei

Il Parlamento italiano ha dovuto far slittare la discussione sul riconoscimento dello Stato palestinese previsto in calendario per oggi. Un Parlamento che nemmeno segue con interesse le informative del ministro degli Esteri Gentiloni sulla Libia, (l’Aula ieri era semideserta), non ha tempo da perdere con la Palestina. Questo rinvio non ci dispiace, poiché non comprendiamo come abbiano potuto pensare i Parlamenti europei di prendere posizione su una questione tanto delicata, senza che vi sia un negoziato fra le parti in causa. Credono forse Bruxelles, la Svezia, Londra, la Spagna, di agevolare il processo di pacificazione in questa maniera? Se si, sbagliano, perché Israele non si lascia condizionare dalle bombe, certo non si lascia condizionare da un voto. Invece, vorremmo capire quale idea esatta hanno i parlamenti europei della nozione di “Palestina”, perché il territorio conteso è piuttosto ampio e controverso. La Palestina romana, assorbiva la Giordania e risaliva fino a Damasco e ovviamente prendeva tutta Gerusalemme. Ma Gaza, fu ceduta da Erode all’Egitto e dunque ne rimase esclusa. Ci siamo sempre chiesti se c’è una qualche assicurazione sul fatto che quando si parla di “Stato di Palestina” si salvaguardi la sovranità degli stati nazionali dell’area, o se, semplicemente, lo “Stato di Palestina punta” ad assorbire e distruggere lo Stato di Israele. Perché abbiamo visto, anche in sede di Parlamento europeo, che tale questione è considerata pacifica, quando non lo è affatto. Se lo fosse, all’indomani degli accordi di Camp David, negoziati da Clinton con Arafat e Barak nel luglio del 2000, lo Stato palestinese sarebbe già esistito. Erano accordi generosi da parte di Israele per quello che riguardava “la restituzione” dei territori, eppure l’intesa fu rifiutata da Gaza e da parte della Cisgiordania; e segnò la fine politica di Fatah e di Arafat, oltre quella del partito laburista israeliano. Curioso che le forze politiche che si affannano a presentare mozioni per riconoscere lo Stato di Palestina sottovalutino la condizione interna al cosiddetto mondo palestinese, che da quella data ha iniziato a separarsi profondamente, fino ad arrivare ad una guerra civile aperta. La supremazia di Hamas, che nuovamente non riconosce Israele, rende impossibile ogni fase negoziale. Non vorremmo che i parlamenti europei, che hanno espresso il loro voto sulla Palestina, non percepiscano esattamente cosa sia Hamas. Per capirlo meglio, dovrebbero per lo meno notare l’unica presa di posizione di politica estera non rivolta ad Israele da parte dell’organizzazione che controlla Gaza, fatta nei giorni scorsi: un invito all’Europa a non intervenire contro l’Isis in Libia. Essendo un movimento religioso islamico, Hamas per quale motivo dovrebbe essere interessata alla nascita di uno Stato nazionale arabo? Forse ha più simpatia per uno stato islamico in quanto tale e che non avrebbe confini tracciati dai colonialisti britannici e francesi. La convinzione dell’Isis rispetto al mondo arabo è che non ha alcun senso parlare di uno Stato palestinese, giordano, egiziano, siriano. Segnaliamo tale dato ai nostri parlamenti, se ancora non lo avessero compreso.

Roma, 19 febbraio 2015